mercoledì 7 marzo 2012

Intervista a Gregorio Giungi, autore de I diari della bicicletta

Vi lascio alla lettura dell'intervista a Gregorio Giungi, non perdete l'occasione di scoprire qualcosa in più sull'autore de I diari della bicicletta (recensione qui) ^^ Buona lettura!

1. Benvenuto Gregorio, grazie per aver accettato l'invito a questa intervista. Per rompere un po’ il ghiaccio inizierei con le domande classiche, del tipo: Chi è Gregorio? Descriviti ai nostri lettori.
Ciao Francesca, grazie a te! Dunque, Gregorio ha cinquant’anni – e quindi è un esordiente un po’ stagionato, in effetti… ;-) … Bon, che dire di me? Sono un Militare di carriera che negli ultimi  otto anni ha avuto una vita piuttosto movimentata, diciamo.. Mi sono occupato di Analisi politico-militare e Comunicazione nell’ambito delle operazioni NATO, più altre cosucce che non vale la pena di raccontare ;-))..  Ho attraversato di recente un periodo di profonda crisi personale– anzi, lo sto attraversando ancora – che però mi ha dato il tempo e l’occasione di fare quel che andava fatto da molto ..poiché era da molto tempo infatti che facevo parte dei cripto-scrittori, malsana genìa di persone incompiute che ho deciso di rinnegare con “I Diari della bicicletta”,  il mio primo tentativo di uscire allo scoperto. A parte tutto ciò, al momento conduco una vita piuttosto normale, per quanto possa esserlo la vita in Italia, in un periodo come questo, e ad Ancona – cittadina amena ma non troppo – da  sempre.

2. Come è nata la passione per la lettura e la scrittura? C'è stato un momento decisivo nella tua vita oppure è stato più un processo graduale?
Da bambino, la mia Maestra di scuola elementare (ai miei tempi ce ne era solo una, sapete) diceva che da grande sarei diventato uno scrittore. Effettivamente, in una gara di composizione, il mio tema e quello di una bambina furono scelti dalla commissione per essere letti di fronte a tutta la scuola e vinsero la competizione ex aequo. Non saprei dire, tuttora, se la Maestra avesse avuto ragione o meno, né se mi fossi meritato la vittoria, ma vi posso garantire che scrivere mi piace sin da allora, ed intendo da prima di vincere quella piccola competizione. Io credo che nel mio caso si tratti di una passione innata, che mi accompagna da sempre assieme alla passione per la lettura. E’ stato da giovanotto, però, che ho cominciato a scrivere in modo più esteso e complesso. Fu dopo l’Università che cominciai a considerarmi il cripto-scrittore di cui ho appena detto :)
 
3. Hai un particolare momento della giornata e luogo in cui ti piace scrivere?
Di notte. Il mio tipo bio-ritmico è senz’altro quello della civetta. Soltanto con vivo sforzo riesco a scrivere di mattina. Lo posso fare, ma lo detesto. E’ di notte che sono ideativamente prolifico, ed è sempre stato così: sia al Liceo che all’Università ero uno studente notturno, e di mattina uno studente scadente. Ed  avevo un luogo, sì, dove scrivere in senso creativo mi era indubbiamente più facile. Era una casa di campagna persa in mezzo al nulla collinare dell’entroterra di Ancona, che al secondo piano aveva un salottino con un piccolo scrittoio in un angolo, tra il camino ed il bordo ringhiera in legno delle scale: io scrivevo lì, guardando ogni tanto il verde del bosco al di là della finestra. La mia Isoletta-che-non-c’è, pensavo sempre, e mi sono portato iella: infatti ora non c’è più davvero, l’ho perduta insieme alla casa, che tra parentesi era la casa dei miei sogni. Ora mi accontento di scrivere sul tavolo della cucina/salotto del nostro appartamentino di città, dove ora viviamo io e mia moglie.
 
4. C’è un genere che ti piace molto leggere? Hai mai pensato di scrivere un libro proprio di quel genere?
Come lettore sono assolutamente orientato al genere neo-gotico/ossianico ed alla fantascienza, il mio primo amore, ma non disprezzo altri generi (i romanzi storici, ad esempio, come quelli di Valerio Massimo Manfredi, l’autore che in questo campo apprezzo di più). Avevo in effetti iniziato a scrivere anni fa – tra altre cose – un romanzo neo-gotico, un thriller esoterico che toccava argomenti religiosi veri e propri – affrontati però da un punto di vista, diciamo, alternativo – ma come le altre cose è rimasto incompiuto. Non escludo di rimetterci le mani in un futuro prossimo, ma non per il momento.
 
5. Domanda classica: autore e libro preferito?
 :) Scusami se sorrido, ma mi è impossibile darti una risposta con un singolo nome ed un singolo titolo, non sarebbe onesto: perché gli autori e i libri che mi piacciono sono tanti. Stephen King è lo scrittore di cui ho più libri, mi sembra (perdona la vaghezza, ma adesso non è il caso che mi arrampichi sulla biblioteca per un conteggio comparativo J), ma devo nominare anche Clive Barker, Neil Gaiman, Glenn Cooper… Riguardo la fantascienza, poi, il re indiscusso è per me l’ineguagliato Philip Dick. Come libri, metterei ad un risicato primo posto “Spettri” di Andrew Klavan -  che purtroppo non ha ripetuto questa esperienza neo-gotica – subito seguito da “Il luogo delle ombre” di Dean Koontz e “Il canyon delle ombre” di Barker.. Per la fantascienza, invece, metterei al primo posto “Il fiume della vita” di Philip Josè Farmer
 
6. E-book si o e-book no? Questa è una domanda che tormenta noi lettori, come si può rinunciare alle sensazioni che proviamo tenendo in mano un libro?
Devo darti una risposta “schizofrenica”. Come lettore per me esiste solo il libro fatto di carta – e possibilmente una buona carta, anche – ma come autore, oggi, devo sostenere l’e-book, che dà la possibilità allo scrittore di diventare più indipendente dalle case editrici e di ottenere potenzialmente remunerazioni assai migliori ( e ciò vale, ahimé, soprattutto per gli scrittori alle prime armi), gestendo direttamente la vendita del prodotto. Mi rendo conto dell’incoerenza intellettuale di una risposta del genere, ma tant’è :(..Forse altri scrittori – specie se principianti – mi potranno capire.. :)
 
7. Passiamo alle domande sul tuo libro,I diari della bicicletta; quanto ha influito la tua carriera militare nella scelta del tema che hai trattato? Leggendo i libri di guerra ci si trova molto spesso di fronte alla seconda guerra mondiale oppure alla guerra del Vietnam; c'è un motivo per cui hai deciso di ambientare il cuore del tuo romanzo durante la prima guerra mondiale? E' stato difficile raccogliere il materiale necessario per mettere insieme una vicenda storicamente corretta?
Veramente, nella scelta di per sé, nulla. Il prosaico fatto è che il materiale biografico di base per lo sviluppo del romanzo era già da molto tempo in mio possesso, così come da molto tempo avevo capito che poteva essere ottima materia prima per un prodotto del genere. Come sottolineo – e come ho indicato nel libro - si tratta di una storia vera, la storia umana ed esistenziale di un uomo realmente esistito (e che io definisco, da un punto di vista storico-sociologico, Uomo Trans-Epocale)  il cui fulcro si trova nelle trincee del Nord-Italia, durante la Prima Guerra Mondiale, e la cui appendice si prolunga nella Seconda, subita da civile. La mia scelta è stata farne un romanzo, ma il tema era predeterminato. Però è anche vero che il materiale in mio possesso era un confuso guazzabuglio di resoconti e indicazioni di tipo militare, privi di qualsiasi valore narrativo e difficili da capire per chi non fosse un “addetto ai lavori” .. La mia carriera e la mia esperienza – come anche, perdonate, la mia buona conoscenza della Storia, di cui sono un grande appassionato -  sono servite, direi, a riorganizzare narrativamente il materiale di cui disponevo e  delineare meglio l’ambientazione negli specifici particolari, a rendere, forse, più vivida la descrizione degli avvenimenti e delle molteplici “tipologie” di uomini in divisa, del loro comportamento in guerra…Insomma, direi che la mia esperienza personale mi è servita a dare un’anima ad un corpo di informazioni che ne era privo :)
 
8. Quanto c'è di te nel protagonista?
Nelle mie intenzioni, poco. La visione di Enea della guerra ed i suoi giudizi – impliciti ed espliciti -  sull’Esercito, la sua visione del mondo e dell’esistenza sono tutti miei, è vero, ma il personaggio l’ho delineato per deduzione empirica. Ho tentato di desumere, insomma, quali dovessero essere i suoi tratti per ars, race, milieu, ed in base alla mia conoscenza della realtà di quel contesto storico, nonché dell’anamnesi familiare del protagonista. E’ stato uno sforzo di analisi, non di fantasia. Secondo alcuni, però, che hanno letto il libro e che mi conoscono bene, qualcosa mi è sfuggito di mano, e nel protagonista è finito qualcosa di me in misura maggiore del voluto…relata refero :)
 
9. Curiosità: la scelta del titolo vuole richiamare I diari della motocicletta o è solo una mia congettura?
No, hai ragione :) Il titolo è volutamente “ruffiano” – come qualcuno l’ha definito – ma non solo per “fare il verso” ad un’opera più famosa e conosciuta e così attirare il lettore, ma anche e soprattutto perché, in effetti, Enea è un personaggio speculare ed antitetico a Che Guevara. Perché Enea è in realtà l’immagine riflessa ed alterata dell’eroe vero, il Leone ribelle – come lo definirebbe Nietzsche – che rompe con gli schemi e si ribella alle convenzioni, sfidando il mondo che lo circonda. Né riflette, d’altronde, l’immagine più tradizionale dell’eroe epico che pure egli insegue: è piuttosto, casomai, un eroe del dovere, ma oltretutto solo fino ad un certo punto della sua vita. Dopo, diventa alla fine, in fondo, un eroe mancato, un Cavaliere deluso che, facendo di tutto per interpretare al meglio il mondo che lo circonda, fallisce e, stanco, si arrende.
 
10. Hai altri progetti letterari in vista? Se sì, continuerai a trattare questo genere? 
Bé, come Enea io sono superstizioso.. e scaramantico, pure! Quindi dovrei star zitto J..ma siccome non voglio interrompere con un silenzio questa bella intervista, Francesca, mi sbilancio a dire che ho due progetti letterari in corso di realizzazione, e mi ritrovo nell’amletico dilemma di quale dei due concludere per primo..su quale concentrarmi di più al momento..Uno è un Fantasy “estremo”, ispiratomi dagli echi del Canto di Cassilda ne “Il Re in giallo”, di Robert Chambers. L’altro sarebbe, in effetti, di nuovo un romanzo storico-avventuroso, questa volta ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Sono ancora incerto..Tu cosa mi consigli? :)
 
Grazie di nuovo per la disponibilità Gregorio, in bocca al lupo per tutto e a presto! 
1)Crepi il lupo! E sono io che ringrazio te, Francesca, con tutto il cuore. Essere tuoi ospiti è un privilegio. Un saluto a tutti i lettori di “I Love Books”! Ciao!  

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