Vi lascio all'intervista di Valentina Laforgia, autrice di Ogni goccia del mio sangue :) Buona lettura!
1. Ciao Valentina, grazie per aver accettato l’invito a questa intervista. Per rompere un po’ il ghiaccio inizierei con le domande classiche, del tipo : Chi è Valentina? Descriviti ai nostri lettori.
Ciao a te Francesca, il piacere è tutto mio!
E’ il momento delle presentazioni, coraggio, posso farcela! Allora…mi chiamo Valentina Laforgia, ventisei anni( ventisette tra poco più di due mesi), pugliese, nata a Noci ma trapiantata a Bari per lavoro, dove a settembre del 2010 ho avviato un attività commerciale che tratta di accessori moda. Nel 2008 mi sono laureata in Economia Aziendale a cui ho fatto seguire un master in General Management.
Le mie grandi passioni sono tre: leggere, scrivere, e viaggiare. La passione per i libri penso sia nata con me, ho capito fin da subito che mi sarei nutrita più di carta che di cibo. La scrittura si è insinuata poco alla volta, nel momento in cui ho preso coscienza che la mia testa non riusciva più a zittire personaggi che avevano l’urgenza di raccontarsi. Allora ho deciso di lanciarmi in quest’avventura così appagante e liberatoria. Per ultimo, e non ultimo, adoro esplorare il mondo, riempirmi gli occhi di posti nuovi. Nella vita di tutti i giorni però sono tutt’altro che mondana. Datemi una pila di libri o qualche bel drammone cinematografico e mi renderete la donna più felice del mondo. In discoteca ci sarò stata due volte al massimo, l’ultima ci sono anche svenuta per la troppa gente che mi si accalcava addosso togliendomi il respiro. Il mio compagno ha seri dubbi che provenga da un’altra epoca.
2. Come è nata la passione per la lettura? C’è stato un momento decisivo nella tua vita oppure è stato un processo graduale?
Penso che l’amore per i libri sia innato, o non se ne può fare a meno oppure ci sono del tutto indifferenti. La maggior parte dei bambini che ascoltano rapiti le fiabe che gli vengono raccontate dai genitori, hanno buone probabilità di diventare voraci lettori, ed io ne sono un esempio. Quando da piccolina ricevevo come regalo di compleanno un libro non ne rimanevo delusa, tutt’altro, non vedevo l’ora di immergermi quanto prima nella storia. Si è trattato di un processo naturale. Non leggere è come vivere a metà.
3. Quando hai iniziato a pensare di voler provare la carriera di scrittrice?
Mentre scrivevo “Ogni goccia del mio sangue” pensavo soltanto a concentrarmi sui personaggi e a tenerli vivi nella mia mente. Prima di iniziare scrivere, a grandi linee, ho tutta la vicenda in mente, ma so bene che svilupparla richiede tempo e impegno. Fino a che non porto a termine la storia, non faccio progetti, la scrivo come se nessuno dovesse leggerla. Una volta conclusa decido il da farsi. Quando ho finito di scrivere “Ogni goccia del mio sangue”, dopo averlo riletto decine di volte, ho deciso di farlo pervenire ad alcune case editrici. Le proposte a pagamento sono fioccate come neve, ma sin dall’inizio mi ero riproposta di non sborsare neppure un centesimo. Da qui l’incontro con L’Arduino Sacco Editore, che ha deciso di darmi un’opportunità senza volere nulla in cambio.
Parlare di “carriera” è un parolone, mi accontento di dire che scrivere è la mia passione e mi piace condividerla con chi ha il piacere di leggermi. Certo, trasformare la propria passione in un lavoro è il sogno di ogni scrittore! Diciamo così…sono una sognatrice con i piedi ben piantati in terra. Poi, mai dire mai.
4. Nei giorni in cui hai scritto “Ogni goccia del mio sangue” hai mai avuto la tentazione di mollare?
La sindrome da foglio bianco è l’incubo dello scrittore. A me è capitato di avere una particolare scena in mente e di faticare a trovare la giusta connotazione narrativa. Buttavo giù qualcosa e poi lo cancellavo perché non rispecchiava fedelmente l’idea originale. In questi casi la soluzione è solo una, fermarsi, lasciar sedimentare la scena e riprenderla quando si è più predisposti a raccontarla.
Bisogna accettare che non siamo narratori a comando, e che gli influssi della vita reale possono agire sugli ingranaggi della nostra immaginazione in maniera non sempre proficua.
I momenti di “sconforto narrativo” ci sono stati, ma l’idea di abbandonare la vicenda non mi è mai passata per la testa. Nella mia vita quando credo in qualcosa mi piace portarla a termine. Le difficoltà sono parte della vita, basta avere la grinta per superarle.
5. Hai un particolare momento della giornata e luogo in cui ti piace scrivere?
All’inizio, quando mi sono lanciata in quest’avventura, scrivevo un po’ a tutte le ore, non appena avevo un momento libero a disposizione. Ho capito però che il momento della giornata in cui la mia immaginazione è più fervida è al mattino presto. Munita di foglio e penna, dopo aver fatto colazione, mi posiziono sul tavolo della cucina e dedico alla scrittura un paio d’ore. Seguo una scaletta, non amo saltare da un capitolo all’altro senza rispettare la cronologia dei fatti e neppure anticipare la stesura del finale. Annoto le idee e le vado a ripescare quando è il loro momento, adattandole al corso degli eventi che non sempre rispecchia fedelmente i propositi iniziali. Così riesco a far vivere più liberamente i personaggi senza doverli incastrare forzatamente in ruoli precostituiti. La trasposizione al pc la faccio in un secondo momento, solitamente quando termino la stesura di un capitolo.
6. Ho letto nella tua biografia che ti piace molto il fantasy, hai mai pensato di scrivere un libro proprio di quel genere?
In realtà “Ogni goccia del mio sangue” è un paranormal romance che fa parte di un sottogenere dell’urban fantasy. Sinceramente al fantasy “puro” preferisco i sottogeneri, in particolar modo sia da lettrice che da scrittrice apprezzo il paranormalcon ambientazione contemporanea. Nel mio libro la connotazione sentimentale e intimistica gioca un ruolo importante.
7. Domanda classica: autore e libro preferito?
Non ho un autore e un libro del cuore. Ho tanti autori e tanti libri che mi sono rimasti dentro. Quando acquisto un libro non ho preconcetti. Spulcio qua e la in libreria leggendo le trame, mi faccio guidare unicamente dall’istinto. Spesso nel consigliare un titolo mi capita di non ricordare l’autore, o viceversa. Posso dirti però che uno dei libri che mi ha colpita particolarmente è stato “Voglio vivere prima di morire” di Jenny Downham. L’ho letto ben due volte, ed in entrambi i casi ho pianto fino ai singhiozzi. Tristi ma bello, ricco di messaggi. Lo consiglio, muniti di klenex però!
Poi c’è un classico che rileggerei infinite volte. “Storia di una capinera” di Giovanni Verga. Consigliatissimo anche questo, l’ideale per chi ama le storie tormentate.
Nel panorama fantasy salto di fiore in fiore anche se ho una particolare predilezioneper la penna di Nancy Kilpatricke Lara Adrian. Soprattutto la prima è abbastanza “indigesta”, quindi o la si ama o la si odia.
8. E-book si o e-book no? Questa è una domanda che tormenta noi lettori, come si può rinunciare alle sensazioni che proviamo tenendo in mano un libro?
Bella domanda questa!
Se l’e-book dovessi imporsi come forma preponderante di diffusione libraria si stravolgerebbe innanzitutto il sistema editoriale, si trasformerebbe quasi completamente il ruolo dell’editore. Quelli più penalizzati sarebbero i distributori.
Purtroppo o per fortuna la tecnologia avanza e tutto si consuma più velocemente, basta un click e si ottiene qualsiasi cosa. Personalmente ritengo che un libro di carta sia tutta un’altra storia rispetto ad uno di pixel. Vuoi mettere il profumo dell’inchiostro, la sensazione della carta che scorre tra le dita. Nulla è più appagante. Si crea un rapporto intimo con la storia, e questo legame fisico non potrà mai crearsi con una schermata asettica.
9. Passiamo alle domande sul tuo libro, “Ogni goccia del mio sangue”, puoi raccontarci qualcosa in più sui personaggi?
Il personaggio indiscusso è Viola, infatti la narrazione segue il suo punto di vista. Ne vengono fuori pagine introspettive che raccontano i suoi dilemmi.
Fin dalle prime battute si capisce subito che è una tipa tosta che decide della sua vita, nel bene e nel male, assumendosene poi le conseguenze. La bocciatura all’ultimo anno del Liceo la costringe suo malgrado a ripetere l’anno, ma lei scalpita per abbandonare il paesino in cui è nata per volarsene a Londra dove ha trovato lavoro presso un’importante casa editrice. A tratti tenera e indifesa, a tratti forte e decisa. Ma anche impavida, coraggiosa e sogniatrice.
L’incontro con Gabriele, un ragazzo dal fascino oscuro, la costringerà a mettere in discussione parecchie certezze. Entrerà in conflitto con se stessa, la sua coscienza verrà sdoppiata e lei non saprà con quale delle due metà schierarsi. Il cuore la spingerà da una parte e la ragione la tirerà da tutt’altra.
Scoprirà che tra bene e male la demarcazione non è netta, che tra il bianco e il nero c’è anche il grigio e che il più delle volte questa è la l’unica sfumatura possibile.
Molto su Gabriele si scopre man mano che si procede nella narrazione, quindi se anticipo tolgo il gusto. Posso solo dire che l’incontro con Viola giunge inaspettato e lo spiazza. La sua prepotenza e le sue reazioni spesso incomprensibili celano un conflitto di fondo.
Intorno a Viola gravitano personaggi secondari come i nonni materni, che l’hanno cresciuta e a cui lei tiene particolarmente, un istruttore ginnico che le fa la corte, e un suo compagno di banco che cerca di salvarla durante le interrogazioni. E poi c’è il suo adorato cavallo, Fufi, con cui ha un legame speciale ed esclusivo.
10. Quanto c’è di te nella protagonista, Viola?
Come la mia eroina ho un’indole abbastanza selvaggia e solitaria e come lei mal sopporto le costrizioni e le imposizioni. Pur non avendo specificato il nome del paese in cui si svolge la vicenda, nella descrizione dei luoghi ho tratto ispirazione dal mio, Noci, un paese in collina nel cuore della murgia, poco distante da Bari.
A differenza di Viola, però, la scuola non mi è mai pesata e raramente, forse mai, sono entrata in conflitto con i professori.
Alcuni aneddoti, come ad esempio l’episodio della famosa radice di cui Viola parla nel primo capitolo, non sono frutto dell’immaginazione. Ho voluto omaggiare mio nonno. Ogni volta che racconta quel particolare episodio della sua vita mi fa scompisciare dal ridere. Non ho mai conosciuto un uomo più simpatico di lui. A proposito, come Viola, anch’io voglio molto bene ai miei nonni.
11. Cosa ti ha spinto a scegliere i vampiri come creature soprannaturali?
Nonostante ultimamente la figura del vampiro sia abbastanza inflazionata, ritengo sia la più controversa e sfaccettata nella letteratura fantastica, quella che meglio si presta a farsi raccontare.
Sono longevi, fascinosi, conturbanti e con quel pizzico di crudeltà che li rende appetibili ed eccitanti, mai scontati. Succubi della loro maledizione, si nutrono di sangue, di vita, e di oscurità, in perenne conflitto con la loro natura. Ho scelto questa creatura soprannaturale per la sua ambiguità. E se dovessero innamorarsi tutto si complica. Con loro non si sa mai dove si va a parare.
12. Pensi che scriverai un seguito? Questo potrebbe sembrare il primo volume di una lunga serie.
Al momento non è previsto un seguito. E’ un romanzo autoconclusivo, anche se il finale potrebbe lasciar spazio a nuove avventure. Può darsi che se la stessa domanda me la poni tra sei mesi ti rispondo che ci sto lavorando. Sono i personaggi che decidono come, quando, e dove vivere, e io non posso che esser la loro medium.
13. Hai altri progetti letterari in vista?
Da un mesetto sono alle prese con un nuovo paranormal romance. Questa volta ho deciso di spostare l’azione fuori dall’Italia. Per scaramanzia non aggiungo altro.
Inoltre ho un romanzo che riposa nel pc. Si tratta di una storia d’amore dai risvolti magici.
Grazie di nuovo per la disponibilità Valentina, in bocca al lupo per tutto e a presto!
Un grazie particolare a Francesca che è stata così gentile nel regalarmi uno spazio nel suo fantastico blog.
Valentina ha messo a disposizione il primo capitolo del suo libro, potete leggerlo in anteprima cliccando QUI :)
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