Titolo: L’appalto
Autore: Sergio Grea
Editore: Piemme
Collana: Linea Rossa
Pagine: 490
Prezzo: 18,50€
Data di uscita: 5 giugno 2012
Trama: Dave Stirling ha bisogno di ricominciare.
Come per New York, la sua città, l’11 settembre è una ferita ancora aperta,
perché quel giorno ha perso il suo studio ma soprattutto il suo socio e
migliore amico. Avvocato di diritto internazionale ridotto sul lastrico
dall’assicurazione che non si decide a risarcirlo, non ha davvero più nulla da
rischiare. Per questo, quando Vladimir Kroshenko, uno dei più potenti uomini
d’affari della nuova Russia, richiede la sua consulenza per una trattativa
delicata e complessa, non può che accettare. Il magnate vuole assicurarsi la
costruzione di alcune dighe sulla parte uzbeka del lago Aral; un progetto parte
della grande operazione di recupero ecologico in un’area compromessa da decenni
di politica economica spregiudicata. Il concorrente da battere è una società
francese che si serve di una giovane negoziatrice con fama di essere
infallibile, Edith Beauvart. Ma non è quella donna dal fascino algido
l’ostacolo più arduo. In Uzbekistan, dove il gelo mozza il respiro, quel paesaggio
arido e ostile sembra presagio di un affare ben più complicato, in cui entrano
in gioco attori imprevisti e pericolosi. E Stirling inizia a sospettare che
dietro le motivazioni ambientaliste si nascondano interessi decisamente meno
nobili. Perché quel territorio, per ragioni diverse, fa gola a molti. E nessuno
è disposto a stare a guardare.
Sergio Grea Nato a Genova, ma milanese d’adozione, sposato con due figli, è stato un
manager di altissimo livello nel settore petrolifero, incarico che lo ha portato
a viaggiare in tutto il mondo. Ha vissuto, tra l’altro, nel Corno d’Africa e,
proprio da quest’esperienza, ha tratto ispirazione per il suo romanzo I signori
della sete (Piemme, 2009), per cui la stampa ha mostrato molto interesse. Ha
conoscenza diretta anche dell’Uzbekistan che fa da sfondo a L’appalto, così
come di buona parte dell’Asia Centrale. Ha pubblicato anche Vorrei che fosse
domani e Saigon, addio.
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