Oggi voglio parlarvi di un libro edito dalla casa editrice Gargoyle e che sarà disponibile nelle librerie a partire dal 16 marzo: si tratta di Vendetta! di Marie Corelli, la regina dei bestseller vittoriani.
La distruzione di un'illusione non è forse peggio dell'illusione stessa?
Titolo: Vendetta!
Autore: Marie Corelli
Pagine: 345, brossura
Prezzo: 15,00€
Data di uscita: 16 marzo 2011
Trama: Nel 1884 la città di Napoli è sotto la morsa dell’epidemia di colera, l’aristocratico Fabio Romani si ammala accidentalmente e, creduto morto, viene frettolosamente tumulato nella cripta di famiglia. Ma il conte è vivo e, ridestatosi, riesce a fuggire dal lugubre luogo grazie alla forza della disperazione. Tornato a casa dalla moglie, la bellissima Nina, e dal suo migliore amico, il pittore dilettante Guido Ferrari, scopre una verità che mai avrebbe voluto conoscere, decidendo così di cambiare identità e di attuare una terribile nemesi.
Cerchiamo di approfondire la conoscenza di questo romanzo, vi ricordo che la traduzione ad opera di Monica Meloni è la prima traduzione italiana di questo titolo!!
Vendetta! (1886) costituisce assieme a Wormwood (1890) e a Ziska (1897) la trilogia più marcatamente gotico-terrifica di Marie Corelli, scrittrice di enorme versatilità che si cimentò con diversi filoni – dal fantascientifico-esoterico (la trilogia The Romance of Two Words, 1886, Thelma, 1887, God’s Goog Man, 1904) al mistico e al fantastico. Il romanzo si presenta, da un lato, come una confessione del protagonista della storia, il conte Fabio Romani, dall’altro come una sua invettiva. Nella confessione, il conte, che è anche l’io narrante, si mette a nudo davanti al lettore in un faccia a faccia che, seppur cinico e beffardo, non sfugge al dolore provocato proprio della disillusione: i crimini di cui si è macchiato sono stati conseguenti a una vendetta resasi inevitabile per poter recuperare il rispetto di sé e ripristinare un senso di giustizia altrimenti per sempre perduto. Nell’invettiva, Fabio si scaglia contro l’umanità, in generale, e contro le donne, in particolare; in quest’apparente misoginia, è come se la Corelli intendesse porre una distanzia tra sé e il suo sesso non investigando il femminile nel profondo ma semplicemente oggettivandolo a mera causa di riprovazione. L’autrice avvinghia il lettore alla pagina attraverso una narrazione che, se non si sviluppa come un vero e proprio thriller, certo tracima suspense fino alla fine, rivelando un impianto solidissimo per qualità della messinscena – mirabili le rappresentazioni di massa quali gli assiepamenti dei popolani “canterini”, i convivi, i duelli – e per emblematicità degli attori: da una parte Fabio, inizialmente ingenuo e mite poi in preda a una freddezza spietata, dall’altra Guido, baldanzoso gaudente e cialtrone, in mezzo Nina, “malafemmina d’antan” dalla frivolezza crudele. Romanzo nero, dunque? Sì, ma anche feuilleton – con ascese e disgrazie, agnizioni, amori infelici, intrighi e tradimenti – e melodramma, solcato da conflitti insanabili che sottendono universi di valore contrapposti, e punteggiato costantemente da una deprecatio temporum affatto scontata nelle argomentazioni.
L'autrice
Nata dall’unione illegittima tra Elizabeth Mills e il giornalista scozzese Charles Mackay, conosciuto anche come poeta e autore di canzoni, poco più che trentenne Mary Mackay (Londra 1855 - Stratford-on-Avon1924) si creò una nuova identità trasformandosi in “Marie Corelli”, figlia di un fantomatico conte italiano. Per incrementare il mistero attorno al suo nuovo personaggio – tra i più eccentrici dell’Inghilterra a cavallo tra XIX e XX secolo –, la scrittrice si lasciò fotografare raramente, parlando sempre di sé come una “bionda bellezza italiana”. La sua strepitosa avventura letteraria ed editoriale ha inizio con i romanzi The Romance of Two Words e Vendetta - The Story of One Forgotten, entrambi del 1886; complessivamente la Corelli pubblicò 31 titoli, di cui il più popolare, The Sorrows of Satana (1895), alla sua morte, aveva raggiunto le 60 ristampe, ispirando l’omonimo film di David W. Griffith, nel 1926. Di lì a un ventennio Marie Corelli arrivò a vendere anche 100.000 copie l’anno, diventando la regina dei bestseller d’epoca tardo-vittoriana ed edoardiana, superando in popolarità autori del calibro di H. G. Wells e Arthur Conan Doyle, e attirandosi vigorose invidie e antipatie, come quelle di Joseph Conrad e di Mark Twain. Oltre a essere apprezzata dai reali inglesi, in primis dalla regina Vittoria, ammiratrici della Corelli furono anche Margherita di Savoia e l’imperatrice Elisabetta d’Austria; l’impressionante numero di lettori dell’autrice londinese era formato però anche da esponenti della nobiltà colta (il poeta Alfred Tennyson), della classe politica (W. E. Gladstone, Randolph Churchill) e del clero – le sue opere, sovente in linea con il conformismo religioso dell’epoca, venivano citate nei sermoni domenicali –, nonché da operai, commesse e soldati al fronte, quest’ultimi la ringraziavano per lettera del ristoro ottenuto con i suoi romanzi. Il successo di Marie Corelli travalicava i confini del Regno Unito, giacché i suoi romanzi erano conosciuti anche nel resto d’Europa, e nelle colonie inglesi.
Dal 1920 i libri della Corelli cominciarono a apparire datati, e la sua fama ad appannarsi. Dalla critica (eccezion fatta per Rebecca West e Leonard Woolf) non ricevette alcun sostegno in quanto le fu sempre avversa, rimproverandole la convenzionalità dei temi affrontati – le grandi questioni in auge nella sua epoca come il rapporto tra fede e scienza, lo spiritualismo, la trascendenza –, la primitività degli ingredienti che rimpolpavano le sue trame – sentimentalismo sanguigno e passioni incendiarie – e l’ampollosità dello stile.
Da poco più di un decennio l’accademia ha cominciato a occuparsi della scrittrice, all’insegna di un approccio critico rigorosamente argomentato e contestualizzato, privo dei tanti pregiudizi che hanno gravato per troppo tempo sulla sua opera. A dispetto delle critiche ricevute a profusione dai suoi contemporanei, il contributo della Corelli viene adesso ritenuto a ragione fondamentale per capire i valori letterari, l’egemonia di classe, i conflitti di genere che caratterizzarono la cultura europea alla fine dell’Ottocento, sullo sfondo di un mercato editoriale in continuo mutamento.
Marie Corelli non si sposò mai: «Non mi sono mai sposata perché non ce n’è stato bisogno. Ho tre animali in casa che si comportano come un marito: un cane che ringhia ogni mattina, un pappagallo che dice parolacce tutto il pomeriggio e un gatto che rientra tardi la sera». Durante la sua istruzione parigina, la scrittrice conobbe Bertha Vyver, maggiore di un anno. Poco più che ventenni, le due amiche andarono a vivere insieme, restando unite fino alla morte di Mary, che lasciò a Bertha tutti i suoi beni. Sebbene la Corelli non si dichiarò mai lesbica, biografi e critici hanno più volte rilevato come, nei suoi romanzi, le descrizioni della bellezza femminile suggerissero un trasporto quasi sensuale, e come l’amore eterosessuale fosse spesso tratteggiato quale sentimento dagli aspetti patologici. Marie e Bertha sono sepolte vicine a Stratford-on-Avon, dove vissero sin dal 1901 risiedendo nella suggestiva “Mason Croft” – acquistata dalla scrittrice all’apice della sua popolarità – che rimase l’abitazione della Vyver fino alla sua morte avvenuta nel 1942, e che adesso è la sede dell’Istituto degli studi shakespeariani dell’Università di Birmingham.
Nella città del celebre drammaturgo, la Corelli (che era ricca come una rock star di oggi) contribuì al restauro delle bellissime palazzine dei secoli XVI e XVII dalle facciate caratteristiche, salvandole dalla demolizione e guadagnandosi la fiducia di gran parte della popolazione (non tutti gli abitanti guardarono la sua venuta con favore, preoccupati che la presenza di quella che era la scrittrice più famosa del momento potesse offuscare la fama del Bardo).
A “Mason Croft”, Marie riceveva moltissimo, accogliendo ospiti illustri come le attrici Sarah Bernhardt e Ellen Terry, le cantanti Adelina Patti, Clara Butt e Ada Crossley, la scrittrice Florence Barclay, la poetessa Ella Wheeler Wilcox, il pittore Francis Benson, Mark Twain, nonché dignitari e politici stranieri provenienti dal Sud Africa, dall’Australia e dagli Stati Uniti.
La scrittrice soleva uscire, adornata di rose, per delle escursioni sul fiume Avon in gondola. La gondola (pare munita anche di gondoliere) la Corelli se l’era fatta portare da Venezia, per replicare l’atmosfera della città italiana, fonte per lei di inesauribile fascinazione.
Sul sito web dedicato www.mariecorelli.org, aperto nel 2004, è possibile trovare un interessante repertorio bio-bibliografico, corredato di ritratti e foto delle edizioni originali.
Il libro, che ricordo uscirà il 16 marzo ed è edito da Gargoyle, contiene anche una postfazione, scritta da Carlo Pagetti, dal titolo "Un carnevale di morte: il melodramma napoletano di Marie Corelli"; ecco un estratto:
Si può dire che Marie Corelli dia un nuovo significato al termine “romanzo popolare” e che ancora oggi, magari senza accorgersene, molte scrittrici britanniche – e non solo britanniche – si ispirino alla sua figura istrionica e al suo gusto per lo spettacolo a tinte forti, in cui confluiscono – come succede in Vendetta! – la magniloquenza del melodramma ottocentesco, le ambientazioni italiane legate a una tradizione letteraria che si estende in Inghilterra dal teatro elisabettiano al gotico settecentesco, la retorica di una prosa che rielabora lo scenario di un mondo contemporaneo, dove la violenza estrema delle passioni, lo splendore della ricchezza più sfrenata, il crollo apocalittico dei valori morali, sembrano disintegrare qualsiasi presupposto ideologico o discorso estetico…
Inoltre ecco per voi una sorpresa: potrete leggere in anteprima alcune righe di questo interessantissimo romanzo!!
«[…] che cos’è l’immoralità, dopotutto? Nient’altro che una questione di opinioni. Prendete quello stereotipo di virtù che è la fedeltà coniugale. Dopotutto, a che cosa serve? A che cosa porta? Perché un uomo dovrebbe essere legato a una sola donna, quando ha abbastanza amore da poterne soddisfare venti? La graziosa ed esile ragazza che ha scelto come compagna nell’impulsività della giovinezza potrebbe essere diventata un orrore di donna, grassa, volgare e rubiconda, quando lui avrà raggiunto la piena virilità; eppure, finché lei è viva, la legge sostiene che l’alta marea della passione debba scorrere sempre nella stessa direzione, sempre sulla stessa spiaggia tediosa, piatta e inutile! La legge è assurda, ma esiste e, come naturale conseguenza, noi la infrangiamo. La società finge di essere inorridita quando lo facciamo, sì, lo so; ma è tutta una farsa».
Infine, due illustri commenti su questo volume:
Anche se è abitudine deriderla, trovo i suoi libri affascinanti e assolutamente coinvolgenti.
Henry Miller
Una fata che scuote il mondo, con una bacchetta magica intrisa d’inchiostro.
Robert Hitchens
E' stato un bell'approfondimento non credete? Personalmente sono molto intrigata da questo libro, mi stupisce che non sia stato tradotto prima!
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