domenica 4 novembre 2012

04 novembre 2011: Genova un anno dopo

E' passato un anno dalla tragica alluvione che ha colpito la mia città, eppure i ricordi sono ancora così vividi nella mia mente che mi sembra sia trascorso solo un mese; era un venerdì e il tempo era davvero brutto, il cielo prometteva acqua e normalmente me ne sarei rimasta in casa al calduccio, ma quel giorno non potevo. Avevo un importante esame in università, quindi mi sono coperta il più possibile e sono andata. Nel tragitto tra la stazione e l'università non pioveva nonostante tirasse aria di burrasca, ricordo di aver pensato: "Taci che almeno non devo aprire l'ombrello" (Ho un brutto rapporto con questo aggeggio infernale -.-'') 
Ero con Marco, anche lui doveva sostenere l'esame quindi siamo rimasti insieme tutto il tempo. Una volta fuori dall'aula e dopo i soliti commenti di rito, abbiamo fatto per avviarci verso la stazione ma abbiamo deciso di aspettare: dalle finestre non si vedeva niente, un muro di acqua grigio e uniforme, solo un pazzo sarebbe uscito in quel momento. Sapevamo dell'allerta ovviamente, così abbiamo deciso di aspettare in università (eravamo all'ultimo piano), sperando in una tregua. Che poi in effetti è arrivata, probabilmente eravamo nell'occhio del ciclone..
Siamo arrivati in stazione di nuovo senza dover aprire l'ombrello, ero davvero sollevata al pensiero dello scampato pericolo; ovviamente i treni erano tutti in ritardo o soppressi, fortunatamente io avevo un treno utile a breve, ma per Marco la situazione era più complicata (abitiamo in direzioni opposte, io a ponente e lui a levante rispetto al centro): non aveva un solo treno che lo portasse quanto meno nella direzione giusta. Dopo aver cercato inutilmente di convincerlo a venire a casa con me, ho preso il mio treno e lui si è avviato a piedi, deciso a cercare un autobus. Sprezzante del pericolo (in realtà non si era fermato a riflettere -.-'') è sceso nella stazione della metro: dai muri filtrava l'acqua, avete presente la scena del Titanic in cui dalle paratie partono i primi schizzi d'acqua? Ecco, la situazione era quella. Arrivato al capolinea della metro (in pieno centro), ha cominciato a cercare un mezzo ma niente, la città era ormai paralizzata; non gli restava che andare a piedi. Io nel frattempo ero arrivata a casa, da me la situazione era relativamente tranquilla perchè il torrente era rimasto negli argini, e aspettavo con ansia un suo messaggio o una telefonata. Che altro potevo fare? 
Dopo aver attraversato la copertura del Bisagno (uno dei torrenti principali della città, che sarebbe esondato più tardi), ha percorso 5,5 chilometri con la pioggia torrenziale e l'acqua che in alcuni punti gli arrivava oltre le ginocchia, ha attraversato un altro torrente e finalmente dopo non so quanto tempo è arrivato a casa, fradicio fino alle ossa.

Noi siamo stati fortunati, io specialmente, però a molte, troppe persone non è andata altrettanto bene. Dopo un anno ci si aspetterebbe di vedere dei cambiamenti, degli interventi, qualcosa. Invece ben poco è cambiato, è stata posizionata una targa per ricordare le vittime ma le zone a rischio continuano ad esserlo, vi basti pensare che il sottopasso in pieno centro che si era completamente allagato è rimasto chiuso. 
Sono cose che fanno riflettere su quali siano le priorità agli occhi delle istituzioni..

1 commento:

  1. Fra, mi sono venuti i brividi a leggere questo tuo ricordo. Sono felice che tu e Marco siate stati fortunati, mentre ovviamente dispiace sapere delle vittime e soprattutto dispiace sapere che la situazione non è cambiata, che il pericolo c'è sempre... Di solito si dice (purtroppo) che per far cambiare la cosa ci vogliono sempre dei morti...Invece pare non sia così... Mi dispiace e spero le cose cambieranno.

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