venerdì 3 maggio 2013

Recensione: L'ereditiera americana di Daisy Goodwin

Buona lettura ^^

Titolo: L’ereditiera americana

Autore: Daisy Goodwin

Editore: Sonzogno

Pagine: 462

Prezzo: 19,50€

Trama: Siamo nei mitici anni Novanta del diciannovesimo secolo. Per la sera del ballo in maschera di Cora Cash niente è stato lasciato al caso. Splendida, determinata e scandalosamente ricca, Cora è quanto di più simile a una principessa si possa trovare nell'alta società newyorkese. Sua madre ha architettato per lei un debutto che promette di essere il più sfavillante del decennio. Subito dopo il ballo, Cora andrà in Europa, con l'implacabile madre a farle da scorta, per procacciarsi un titolo nobiliare. L'Inghilterra pullula di aristocratici caduti in disgrazia che fanno la fila per corteggiare le ereditiere americane, senza badare all'origine a volte umile del loro patrimonio. Cora appare immediatamente meravigliosa agli occhi della società inglese. Ma l'aristocrazia è un reame pieno di regole arcane e di trappole, dove non è facile trovare chi accolga a braccia aperte una straniera facoltosa. Quando s'innamora perdutamente di un uomo che conosce appena, Cora si rende immediatamente conto di prendere ormai parte a un gioco che non capisce fino in fondo. E dovrà fare in fretta per armare il proprio candore con un pizzico di malizia, che la trasformerà dall'ereditiera ricca e viziata di un tempo in una donna dal carattere forte e risoluto.

Recensione

Alla vigilia del ventesimo secolo gli Americani, i nuovi ricchi, sanno come divertirsi: tra balli in maschera, picnic sfarzosi e ricevimenti all’insegna del lusso, l’elite della società non perde occasione per sfoggiare abiti esagerati, gioielli dalle dimensioni spettacolari e conoscenze altolocate. I Cash fanno parte di questa cerchia ristretta e Cora, nipote del Mugnaio d’Oro, è l’ereditiera più ricca d’America: per lei sua madre ha sempre preteso il meglio in ogni aspetto della sua vita, e ora punta ad ottenere qualcosa in più, qualcosa che l’America povera di radici storiche non potrà mai offrirle: un titolo nobiliare. La giovane Cora si prepara così all’imminente viaggio in Inghilterra, accompagnata dai genitori e dalla fedele cameriera Bertha, pronta a sfoderare il suo fascino e il suo carisma per conquistare un uomo che possa finalmente soddisfare il suo più grande desiderio: liberarsi della presenza soffocante della madre. Eppure il suo ingresso nella società inglese risulta più difficile del previsto: il suo brio i suoi modi schietti sono spesso accolti da occhiatacce da parte della nobiltà ma anche e soprattutto dei domestici, che non perdono occasione per deriderla nei loro alloggi. Quando poi Cora si innamora di un duca il suo destino prende improvvisamente la piega tanto sperata: tutta New York parlerà di lei e del suo matrimonio per la gioia di sua madre, eppure il pensiero di abbandonare la sua casa confortevole per la vecchia e fredda residenza inglese, gli improvvisi sbalzi d’umore del duca e il comportamento freddo e autoritario della futura suocera sembrano minare la sua sicurezza. Riuscirà Cora ad essere felice o si ritroverà a dover affrontare un nido di serpi?

In copertina viene riportato un giudizio che definisce questo romanzo come “l’unica terapia possibile contro i sintomi di astinenza da Downton Abbey”; ecco, credo che questo giudizio calzi a pennello. Leggendo L’ereditiera americana è impossibile non sentirsi trascinare indietro nel tempo e rivivere esperienze che a noi possono sembrare assurde ma che all’epoca erano all’ordine del giorno, come i balli ma anche la caccia a cavallo, gli incontri tra signore in cui dietro a finti sorrisi si nascondono giudizi spietati, i matrimoni combinati. Il richiamo alla nota serie tv si sente eccome, a partire dal nome della protagonista (c’è anche una Sybil!), dall’atmosfera ai piani bassi, per non parlare del malcelato disprezzo che la nobiltà inglese prova nei confronti degli americani, divenuti ricchi grazie all’espansione delle ferrovie o come nel caso della protagonista al commercio della farina, che sopportano solo perché grazie al loro denaro possono mantenere le loro enormi dimore. Ciò che più di ogni altra cosa permette al lettore di immedesimarsi in un’epoca così diversa è lo stile ricco di dettagli dell’autrice, l’attenzione a particolari che presi singolarmente possono sembrare frivoli o superflui, ma visti nel contesto contribuiscono a creare un’atmosfera di magnificenza, di ricchezza esagerata ma anche di straordinaria eleganza. Ad esempio è stata prestata grande attenzione all’abbigliamento e alle mode che cambiavano a distanza di pochissimi mesi, ma anche alla sfera artistica della società, con poeti e pittori che osavano decisamente per i canoni dell’epoca; ogni aspetto della narrazione è stato curato, e credetemi se vi dico che questa cosa si nota. Le ambientazioni sono magnifiche, si passa dalle imponenti ville americane dotate di ogni comodità alle fredde e antiche dimore inglesi, circondate da parchi sconfinati, ricche di storia e di aneddoti riguardanti i precedenti proprietari; i personaggi poi hanno delle personalità davvero complesse, specialmente i nobili inglesi, mentre Cora è una ragazza viziata ma dal cuore puro, desiderosa di trovare la felicità che le spetta di diritto e disposta a tutto pur di conquistarla, anche ad adattarsi ad usanze che non approva e che non le appartengono. La sua capacità di sopravvivere alla tensione che si viene a creare in certi momenti, all’imbarazzo e anche alle pugnalate alle spalle la trasforma in una donna forte e consapevole, decisa a non spezzarsi sotto il peso delle sue responsabilità di moglie e padrona di casa ma anzi a dare filo da torcere ai suoi detrattori.

Concludendo, ritengo che questo sia un libro imperdibile per gli appassionati del periodo o per gli amanti dei romanzi storici in generale, non posso fare altro che consigliarlo. :)

Fra

1 commento:

  1. Il libro migliore che ho letto ad Aprile di conseguenza concordo nel giudizio positivo ^^
    Ciao

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