domenica 9 giugno 2013

Recensione: Figlia del silenzio di Kim Edwards

Buona lettura ^^

Titolo: Figlia del silenzio
Autore: Kim Edwards
Editore: Garzanti
Collana: Elefanti bestseller
Pagine: 419
Prezzo: 9,90€
Trama: Lexington, 1964. Sulla città infuria una tempesta di neve. È notte quando Norah Henry avverte le prime doglie: è impossibile raggiungere l'ospedale e suo marito David decide di far nascere il bambino con l'aiuto di Caroline, la sua infermiera. Norah partorisce due gemelli: il maschio, nato per primo, è perfettamente sano, ma i tratti del viso della bambina rivelano immediatamente la sindrome di Down. Travolto dalla disperazione, David affida la piccola a Caroline, ordinandole di rinchiuderla in un istituto. A Norah, sedata dall'anestesia durante il parto, dice che la bambina è morta. Ma Caroline non può abbandonare la piccola Phoebe. Con un coraggio che non credeva di avere, fugge in un'altra città, determinata a prendersi cura della bambina e a conservare un segreto che solo lei e David conoscono. Un segreto che nel tempo si farà sempre più insopportabile e, come una piovra, allungherà i suoi tentacoli sulla vita di David e della sua famiglia: lui, ossessionato dal senso di colpa, ma incapace di affrontare la realtà, Norah, inconsolabile per la figlia che crede morta, e Paul, il fratellino di Phoebe, che cresce in una casa piena di dolore. Intanto Caroline vivrà con gioia l'inaspettata maternità ma dovrà affrontare anche molte difficoltà: Phoebe è vivace e sensibile ma i suoi problemi e i pregiudizi che la circondano costringeranno Caroline a combattere una dura battaglia contro il mondo. Fino al giorno in cui i destini delle due famiglie torneranno a incrociarsi.

Recensione

In una tranquilla cittadina americana a metà degli anni ’60 la vita dei signori Henry è invidiata da tutti: David è l’affascinante medico che ogni donna avrebbe voluto sposare, Norah è una ragazza molto giovane e allegra che brilla di luce propria; dopo essersi sposati Norah è rimasta incinta, riempiendo di felicità se stessa e il marito all’idea della nuova vita che ben presto farà parte della loro famiglia. Ma durante il parto qualcosa va storto e Norah, dopo aver dato alla luce un maschietto sano, inaspettatamente dà vita anche ad una bimba adorabile ma dai tratti particolari: la piccola è affetta dalla sindrome di down. Convinto che avrà vita breve, David approfitta del fatto che la moglie è ancora sedata per chiedere all’infermiera Caroline, unica testimone, di portare la bimba in un centro in cui potrà essere seguita; ma Caroline non riesce a separarsi dall’esserino che le è stato temporaneamente affidato e decide di crescerla lei stessa. Gli anni passano e, mentre Caroline e Phoebe hanno una vita relativamente felice, gli Henry sono schiacciati dall’assenza della figlia: Norah è convinta che sia morta in seguito al parto e non si da pace per questo, mentre David è sempre più segnato dal segreto che è costretto a mantenere e che inevitabilmente lo allontana dalla moglie. Ma un giorno le due famiglie saranno costrette ad affrontare la verità..

Quando leggi un romanzo come questo, che tratta un argomento così delicato, ti aspetti di essere molto coinvolta dalla storia, di emozionarti in positivo ma anche in negativo: purtroppo così non è stato, non dico che la lettura mi abbia lasciato proprio indifferente ma poco ci manca. Il tema del diverso e della discriminazione è alla base della storia narrata, soprattutto considerando il periodo storico in cui si svolge: siamo a metà degli anni ’60, la mentalità dell’epoca era indubbiamente molto ristretta rispetto a quella attuale (si spera), e questo lo si nota nel modo in cui il protagonista descrive la sua stessa figlia, con freddo distacco clinico. La decisione di separarsi da lei non sembra turbarlo minimamente, anzi il suo atteggiamento è molto sbrigativo, come se volesse liberarsi di un peso eccessivo per le sue spalle. L’aspetto che più mi è piaciuto della lettura è quello psicologico, i protagonisti vengono attentamente analizzati, messi a nudo, ne viene svelato ogni singolo pensiero al punto che riusciamo a seguire con chiarezza la loro evoluzione: David è schiacciato dal segreto che porta con sé ogni giorno, Norah è devastata per aver perso la figlia senza neppure averla vista e il suo dolore non fa altro che aumentare la distanza che il marito interpone tra loro; nel frattempo il lettore segue la difficile vita di Caroline, costretta ad affrontare ogni giorno la discriminazione cui va incontro Phoebe e a lottare perché le vengano riconosciuti gli stessi diritti degli altri bambini. La parte che la riguarda è senza dubbio quella più interessante e toccante, mentre seguire la vita degli Henry non mi ha trasmesso molto nonostante il dolore quasi tangibile di Norah, unico personaggio che salvo di questa storyline.
Il romanzo è scritto molto bene (anche se alcune parti descrittive risultano un po’ pesanti e superflue) eppure come dicevo non è riuscito a coinvolgermi pienamente, il finale per fortuna riesce a risollevare la situazione ma, complessivamente, non posso che giudicarlo discreto, senza infamia e senza lode.

Fra

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